Malattia cronica e intervento psicologico
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Malattie croniche. Cosa succede a livello psicologico quando il corpo si ammala?

28/07/2022 Inserito da: Autore: Monica Venturi

Come esseri umani, nella nostra vita ci accade spesso di ammalarci, un malanno di stagione, una gamba rotta, un virus. Il nostro corpo ci impone così di fermarci: da bambini significa saltare la scuola, da grandi riorganizzare gli impegni familiari e lavorativi. Questo congelamento delle faccende quotidiane però è momentaneo, la salute migliora e torniamo alla nostra routine.

Ma se il dolore non passasse?

Di fronte ad uno stato fisico incerto e doloroso ci rivolgiamo ad un medico per capire che cosa ci stia succedendo e, dopo una serie più o meno lunga di esami, attese estenuanti e permessi al lavoro, otteniamo una diagnosi.

La diagnosi di una patologia organica ha un forte impatto sulla vita del paziente e di chi gli sta accanto. Talvolta essa rimane incerta addirittura per anni e alla persona sembra di vagare in un mare di nebbia, si sente scoraggiata, piena di dubbi e perplessità. 

Quando la diagnosi viene definita, inizia il trattamento, che nel caso di una malattia cronica durerà per tutta la vita, aggiustandosi nel tempo e a seconda della reazione del corpo del paziente ai farmaci. I medicinali entrano a far parte del quotidiano e inizialmente possono portare con sé il messaggio che la vita ora è diversa. In questa fase la persona si ritrova ad affidarsi a qualcun altro, un esperto, ma anche ad una terapia farmacologica, che si occuperanno di curarne il corpo e a volte giungeranno a definire in maniera più netta cosa posso fare io col mio corpo e cosa affido ad uno specialista. 

Alcune delle sensazioni tipiche, relative alla fase iniziale in cui si scopre di essere affetti da una malattia cronica, possono essere senso di confusione e vulnerabilità, rabbia, rifiuto, sentimenti legati alla domanda “perché proprio a me?”. Può crescere la paura di fronte ad un corpo diverso, che cambia e si trasforma, modificando abitudini e stile di vita. Possono cambiare le abitudini alimentari, le possibilità di movimento, e il corpo fa da specchio a tali modifiche, dimagrendo, ingrassando, perdendo i capelli o affaticandosi molto più facilmente. È importante allora cercare di conoscere queste nuove parti che il corpo mostra e inserirle gradualmente in una visione di nuove possibilità piuttosto che di sole perdite. 

Spesso accade che la persona inizi a vedere se stessa e a descriversi soltanto come la propria malattia “io sono un malato e nient’altro che questo”. Tale percezione testimonia un significativo cambiamento nella narrazione di sé, ci sembra di non avere altra scelta se non quella di reinterpretarci interamente alla luce del sintomo, escludendo la possibilità di vederci come persone ricche di sfumature. Il tentativo di ri-conoscersi attraverso nuovi significati e nuovi scopi è uno degli obiettivi di un intervento psicologico, in cui il professionista accompagna la persona verso una ricostruzione di un senso della propria esistenza con un corpo diverso dal passato. Diventa cioè un passo verso l’accoglienza di una nuova parte di sé, della malattia stessa.

Il corpo malato può anche non mostrarsi tale all’esterno (patologie cardiache, hiv +, alcune malattie neurologiche, ecc.) e questo, se per alcuni è un bene perché permette di non dover per forza mostrare il cambiamento alle persone intorno, per chi soffre di malattie rare o non diagnosticabili può diventare un fardello, perché la malattia che non mostra segni sul corpo è una malattia invisibile, non riconosciuta e può portare a non sentirsi visti né compresi nella propria sofferenza. La funzione di chi sta intorno alla persona malata assume un ruolo importante nel trasmettere presenza e ascolto. Il confronto fa sentire meno soli, ancor più quando parliamo di malattie rare e in questo caso, come in tutti i casi di malattia cronica, può essere molto utile avere la possibilità di confrontarsi con altre persone che attraversano situazioni simili per uno scambio di punti di vista e possibilità. 

Chi affronta una malattia cronica, di fronte a un corpo che cambia si trova a percorrere una strada indesiderata e foriera di paure, che pian piano può iniziare a conoscere e rendere meno spaventosa e più familiare. 

L’intervento psicologico assume lo scopo di integrare la malattia nella vita dell’individuo e riscoprire possibilità laddove la persona vede soltanto ostacoli, cercando di raggiungere una nuova forma di convivenza e accettazione della patologia stessa. 

Ciò diventa possibile attraverso uno spazio di comprensione e libertà di espressione, dove la persona viene vista e ascoltata nella propria sofferenza. Con gradualità si lavora per reintegrare nella propria vita parti di sé messe momentaneamente da parte: alcuni esempi possono essere l’ironia andata perduta, la curiosità che ha subito un arresto, il piacere sessuale accantonato o l’attività fisica che adesso spaventa. Assieme si valuta in che modalità queste parti possano tornare a far parte del quotidiano e quali valori aggiunti la parte di sé malata può portare con sorpresa nella vita.

Molte persone infatti iniziano a intravedere un nuovo piacere nell’assaporare piccole gioie, piccole frazioni di tempo che prima nemmeno vedevano. La brusca frenata della malattia impone di fermarsi e guardarsi intorno, e il professionista si fa presenza attiva in questa esplorazione.

Dott.ssa Monica Venturi